Rocca Priora 2008
A rappresentare la nostra provincia c’eravamo io e Gianluca Ottaviani.
Il mio è stato un torneo di chi ha molta voglia di fare un torneo ma pochissima voglia di pensare. Forse avevo solo voglia di fare un torneo semilampo. Nelle prime 5 partite ho fatto 3 punti e mezzo e l’unica persa mi vedeva attendere, indifferente e con un pedone in più, che due pedoni avversi mi soffocassero il re.
La partita da giocare era l’ultima con Ferretti ma non posso neanche dire di aver perso dopo aver combattuto. Mi sono presentato spento più che nei turni precedenti, il suo ordine di mosse mi ha tirato dentro un Grunfeld (pensa tu) nella quale mi sono espresso in una Ce4 che non funzionava a profondità 3 in una variante praticamente forzata. Forse è arrivato il momento di andare a vedere l’ultimo turno per respirare l’aria da torneo e poi giocare il lampo o semilampo di chiusura salvo strane limitazioni che impediscano di farlo.
Ho rivisto con piacere, come sempre, Aleksic al quale mi sono costituito subito acquistando 6 dei suoi libricini (credo di averli tutti).
E proprio ad Aleksic ha tirato un bello scherzetto, ma per pochissimo non si è trattato di uno scherzone, il nostro Gianluca.
Gianluca ha giocato bene, solido e concentrato pagando semplicemente la sua poca abitudine allo zeitnot. Per problemi di tempo non ha concluso con una vittoria la partita finita patta con Nenand e soprattutto ha perso l’ultima prendendo matto dopo non aver visto il matto in 2 da donare al suo giovane avversario.
Peccato perché avrebbe concluso con un meritato 4 su 6.
Questa la posizione che ha raggiunto Gianluca nell’ultima partita.
Mossa al nero ma il tempo gioca un brutto scherzetto ed il bianco finirà per vincere.
Ottaviani-Aleksic (patta)
questa la splendida posizione raggiunta da Gianluca.
Ora 2 posizioni da partite che ho vinto. Nella prima il bianco muove e più o meno vince (finalmente ho potuto sfruttare tutte quelle lezioni sul pedone di donna isolato che ho seguito grazie a Lax quando “giocavo” 1.e4 ). Nella seconda il nero gioca l’attraente Aa5 ed il bianco muove e vince (?). Ma il bianco poi si complica la vita e raggiunge la posizione del terzo diagramma che fortunatamente riserva ancora una mossa vincente (e questa volta muove e vince!)
Tomescu
SEMILAMPO ACCADEMIA 09/08/2008
Tomescu – Fossa
Abbiamo giocato un Kan di quelle che gioco sempre con Lax: 1)e4, c5 2)Cf3, e6 3)d4, cxd 4)Cxd4, a6 5) Cc3, b5 quì ha giocato a4 cui è seguita b4. Tomescu ha proseguito con Cb1 obbiettivo casa c4 resa disponibile da b5, così ho avuto qualche tempo per metterlo sotto pressione.
Questa è la posizione raggiunta sulla quale Tomescu ha impiegato molto del suo tempo:
A questo punto si è proseguuito con uno zeitnot furioso. Io avevo più tempo ma ho mosso allo stesso suo ritmo perdendo un pezzo e arrivando alla seguente posizione:
Tomescu 7 secondi, io 1 minuto e 20.
Ora ho la ripetizione ma anche la possibilità di speculare sul tempo alternando scacchi e attacchi al pedone a. Insomma penso che in 7 secondi non ce l’avrebbe fatta.
Lui propone patta e io accetto con un si che è venuto fuori senza essere preceduto da alcuna considerazione.
BERLINO
Cari amici eccomi al mio primo post. Di ritorno dalla tournee musicalscacchistica francese, (5 serate (http://www.lillelanuit.com/fiche_reportage/Original_Slammer_Duo_a_l_Emeraude-1032.html) con discreto successo e 6 lampo con 4 vittorie e 2 sconfitte) mi accingo a confrontarmi con i colleghi tedeschi per le strade di Berlino.
Partenza solo domani purtroppo (ieri a Berlino si è giocato il campionato tedesco lampo) ma almeno una partitella riuscirò a farla.
Tornerò sabato 26 e mi dirigerò direttamente a S.Vittore dove suonerò al raduno delle harley-davidson con il mio gruppo cover dei Doors (Meggy se ti va…)
A presto!
Auguri a tutti i lettori del Blog!
DI LAX
La complessità degli scacchi nasce dalla complessità delle “scelte” che mossa dopo mossa il gioco offre, ponendoci dinanzi a successive e costanti “provocazioni”.
Tutto ciò può utilmente confrontarsi con la nostra realtà, con il nostro essere all’interno di una società che da un lato ci vincola, ci obbliga, dall’altro ci provoca.
Di qui il dilemma esistenziale: raggiunti da messaggi ad alto potenziale dispersivo e schizofrenico, viviamo spezzati, scissi all’interno di una struttura sociale vincolante che sembra offrire un grande senso di libertà.
Anche lo scacchista vive ed esperimenta questa dolorosa scissione quando si siede dinanzi ad una scacchiera, delimitata da 64 caselle su cui guida 16 pezzi e 16 pedoni dai movimenti vincolati.
Un regime di gioco obbligato, all’interno del quale egli si sforza di far emergere il suo spirito di inventiva e di libertà.
Stretto tra la ferrea evidenza degli obblighi ed il sogno della libertà (incondizionata), anche lo scacchista può disperdersi e con lui il suo gioco: inseguendo un desiderio perde il senso della posizione; tenta di inseguire mutevoli bisogni contingenti dando risposte diverse; provocato dalla posizione, spesso non è capace di unificare e, sopraffatto da eccitazione e frustrazione, cade.
Ma c’è una cosa che distingue gli individui dallo scacchista: lo scacchista lotta contro se stesso, prima che contro il suo avversario. Qui sta il punto, qui sta la forza dello scacchista: è potente perché è critico.
In una società vuota di senso critico, pochi sanno sottrarsi alla routine, pochi sanno apprezzare e ricercare l’originalità di una azione.
Ma cos’è originale in un sistema chiuso e obbligato?
Originale è tutto quello che noi facciamo attraverso la domanda perché, atto non di astratta interrogazione ma un ritorno a se stessi.
Purtroppo gli uomini non sono abituati a problematizzare la loro vita perché, forse, non sono attrezzati a farlo; non hanno la competenza di sé e del proprio desiderio perché soggiogati o dall’obbedienza o dalla provocazione.
Ma non è così per lo scacchista, capace di sottrarsi, di trovare momenti di silenzio e di meditazione, di uscire dal rumore immergendosi nella quiete dell’analisi e del pensiero.
Auguro agli scacchisti di non tradire lo spirito critico del gioco, facendolo scadere nella routinarietà.
Auguro a tutti i non scacchisti di diventare scacchisti ed imparare a cercare voci, memorie tratte dal silenzio della riflessione: altre voci capaci di offrire altri pensieri che sappiano liberare l’uomo dalla doppia soggezione dell’obbedienza e del diletto senza fine, ma anche senza felicità.
i soci di scacchisora
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Questo blog nasce per creare, dopo la chiusura del guest book di scacchisora, uno spazio interattivo dove i visitatori del sito www.scacchisora.net possano liberamente dire la loro.
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